Tours e Servizi / Diario di Viaggio
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Con partenza da Addis Abeba
Scritto e curato da Leda e Giovanni. Copyright 2007 | Diritti riservati.
Finalmente siamo in aereo. Abbiamo prenotato questo viaggio che Giovanni desiderava fare da tempo, a metà Gennaio.
Al momento della prenotazione non mi sono informata molto sulle etnie che saremo andati a conoscere.
Quindici giorni fa è scoppiato il putiferio a causa di alcune vignette satiriche che prendevano in giro i musulmani, ci sono stati disordini e violenze in molti stati musulmani e la situazione si era fatta piuttosto pesante. Inoltre circa un mese fa un gruppo di italiani è stato rapito nello Yemen. Ho chiamato la Farnesina che dava quella zona dell’Etiopia a rischio anche per turisti in gruppo. I nostri amici ci consideravano più incoscienti che mai e forse un po’ lo siamo stati perché abbiamo deciso di partire comunque. Sono sicura che se Dio vuole sarà un viaggio molto interessante.
Il 22/02/2006 mercoledì - L’aereo è decollato alle ore 11.30, io mi sono subito addormentata senza neanche cenare perché ero veramente stanca. Fortunatamente c’erano tanti posti vuoti così ci siamo potuti sdraiare.
Alle ore 5.30 ( 7.30 ora locale ) siamo atterrati senza che passassero la colazione perché eravamo passeggeri in transito. Effettuati i visti doganali ( tra l’altro lunghissimi ) e cambiati i dollari alla banca dell’aeroporto ( 1 Euro = 10 birr che ci serviranno soprattutto in piccoli tagli per poter fotografare ) abbiamo incontrato il responsabile e la guida della Rocky Valley Safari.
Per prima cosa ci siamo fermati a fare colazione. Il caffè qui è molto rinomato ed è davvero ottimo, le paste secche altrettanto buone.
Abbiamo fatto un giro con la macchina e siamo andati al museo nazionale a vedere lo scheletro di “Lucy”, un ritrovamento fatto alcuni anni fa nel Nord, di frammenti ossei che risalgono a circa 3 milioni di anni fa. Come sempre gli originali non ci sono e da alcuni frammenti sono riusciti a risalire ad un soggetto di sesso femminile adulto, alto un metro e venti centimetri che si suppone sia uno dei primi bipedi.
A pranzo in un ristorante tipico all’aperto abbiamo mangiato “l’injera “, un pane lievitato spugnoso sul quale si servono quasi tutti i piatti. Noi l’abbiamo presa vegetale. Viene servita in un piatto grande dove i commensali staccano la focaccia con le mani e con questa prendono il condimento. Il tutto ovviamente senza posate. Ottima!
Abbiamo deciso di non aspettare il resto del gruppo ( Noi siamo partiti da Roma con altre 2 persone ) e ci siamo diretti verso Awassa. Lungo la strada ci siamo fermati per mangiare un po’ di frutta. In questa zona servono la frutta centrifugata mettendo nel bicchiere vari gusti ( ananas, mango, papaia …. ) a strati di colore. Veramente buona.
E’ meglio non avere necessità del bagno perché qui i servizi igienici sono veramente pessimi. Fortunatamente abbiamo fatto l’anticolera.
Alle 5.00 siamo arrivati ad Awassa e dopo aver scaricato i bagagli nell’albergo ( direi decisamente spartano ) ci siamo diretti a piedi verso il lago seguiti come sempre da una nuvola di bimbi che non sono però fastidiosi, anzi.
Qui a scuola insegnano l’inglese per cui con alcuni di loro si riesce anche a comunicare qualche parola. Purtroppo ci siamo persi il tramonto però è stata comunque una piacevole passeggiata. Al rientro il gruppo che veniva dal nord non era ancora arrivato. E’ stata un fortuna non averli aspettati perché sono arrivati circa alle 20.30. Sono 11 persone e con noi 4 facciamo 15.
Abbiamo cenato in albergo. Buona la zuppa e anche il pesce di lago che qui cucinato fritto è freschissimo. Alle 22.00 siamo andati in camera. Alle 23.30 abbiamo spento la luce perché Giovanni stava smaniando, la sveglia il giorno appresso sarebbe stata alle 7.00 – 7.30.
23/02/2006 giovedì - La colazione alle 8.00 fuori dall’albergo. Siamo tutti puntuali, andiamo al mercato del pesce. Molto caratteristico, il lago Awassa è pescosissimo e quotidianamente c’è il mercato. Un numero infinito di persone di tutte le età. Alcuni spinano il pesce altri puliscono le lische togliendo anche gli occhi, altri tolgono la pelle chi con il coltellino mentre i bimbi la strappano con i denti. Il pesce a filetti viene venduto ai ristoranti in città, mentre le spine servono ai locali per fare le zuppe.
Alle 9.00 nelle macchine. Sosta pranzo in un ristorante molto carino, menù a base di “injerà”. Si riparte attraverso la Rift Valley, il percorso è piuttosto lungo ci si ferma a fotografare alcune persone. Durante la mattina ci siamo fermati a visitare la capanna di un villaggio Orze. All’interno oltre allo spazio per le persone c’era lo spazio per gli animali, la pentola sul fuoco con la zuppa dentro e l’armadio.
Arriviamo alle 19.00 nelle stanze. Queste sono le più spartane in assoluto. Troviamo un secchio d’acqua con un catino. Alla doccia manca il rubinetto e non funziona. In Camerum ho imparato a lavarmi con poca acqua, mi insapono con la spugna e con barattolo di metallo mi asciugo. Subito dopo arriva l’acqua così Giovanni può fare la doccia. La compagnia comincia ad essere un po’ più socievole. Viene un temporale che dura circa 3 ore. La cena è buona, ( è il cuoco del campo che cucina ) zuppa di lenticchie, agnello, verdure lesse e frutta. Ci fermiamo a chiacchierare e alle 23.00 siamo a letto. Ho dormito bene, non c’è luce per alzarci usciamo le torce. E’ piovuto tutta la notte e fuori si cammina nel fango.
24/02/2006 venerdì - Anche questo gruppo è molto puntuale, alle 7.30 abbiamo la colazione, finalmente si parte per il primo vero villaggio. Siamo già in territorio Konso. Un muro a secco circonda il villaggio, mano a mano che la popolazione aumenta e il villaggio si espande vengono costruiti altri muri intorno, questo ne ha 5. Alcune case ricordano i villaggi Mali. C’è una specie di “Togunna” dove i giovani si riuniscono di sera e dormono insieme e gli anziani invece lo utilizzano di giorno per le riunioni. I bimbi e le donne chiedono insistentemente di essere fotografate perché per ogni foto chiedono 1 birr e guai a non darli perché diventano aggressivi. Lungo la strada ci fermiamo a fotografare le stele funerarie, le poche rimaste sono state riunite e anche qui la nostra guida deve pagare 50 birr per farcele fotografare.
Veniamo di nuovo assaliti per essere fotografati. Dobbiamo essere più parsimoniosi perché i birr di piccolo taglio iniziano a scarseggiare. Per pranzo ci fermiamo in un posto carino tutto in giunco con la tettoia ed il pranzo è buono. Pasta, fagioli, sardine e salame (non di maiale perché qui non se ne mangia), formaggio, ananas, papaia e torta del mulino bianco.
Proseguiamo per un villaggio Tsway. Lungo la strada incontriamo donne che hanno una gonna che termina con una coda dietro. Ci sembra un po’ turistico ma la guida ci dice che sono sempre vestite così, solo che per farsi fotografare alcuni caricano di più i costumi e i colori.
Lungo la strada ci fermiamo e una “fifi shop“ ed in un attimo escono come dal nulla alcuni ragazzi bellissimi adornati con orecchini collane e mezzi di fortuna ( spille da balia, mollette dei bambini ) il tutto facendo composizione di collane e orecchini davvero ingegnose.
Il viaggio in macchina è piacevole alle 18.00 siamo arrivati al campo e abbiamo trovato la piacevole sorpresa delle tende montate. Le singole sono piccoline mentre le doppie sono enormi, ci si può stare in piedi.
Consiglio alle le donne di portarsi il costume da bagno per farsi la doccia all’aperto. Abbiamo cenato quasi a luce spenta perché eravamo invasi da formiche volanti ( periodo delle piccole piogge ) e siamo andati a letto. Alle 5.00 le persone che aiutavano ( cuoco autisti ) hanno cominciato a far casino per preparare la colazione e mi sono svegliata..
25/02/2006 sabato - Siamo andati al mercato locale e ci siamo fermati fino alle 12.30 perché il mercato prende vita dopo le 11.00 e inoltre il pranzo era previsto sul posto. Giovanni ha comprato un' ascia, mentre io ho comprato il collare che portavano le prime mogli. Un bracciale a spirale e una cinta che prima mi hanno venduto e poi rivolevano perché secondo loro l’avevo pagato troppo poco. Il trasferimento al campo dura circa 3 ore, tempo in cui dormo quasi interrottamente. La posizione è splendida lungo il fiume Omo in territorio Karo. Alcune bimbe hanno l’ago infilato al labbro inferiore. Dopo una pausa andiamo nel villaggio dei Karo dove troviamo una riunione di anziani armati per decidere il da farsi visto che c’era stato un scontro con i Banna. Un vero peccato non aver fotografato gli anziani seduti in cerchio ma vista la situazione ed il carattere bellicoso non era opportuno andarli ad innervosire. La scena comunque credo che non la dimenticheremo anche senza foto.
Nell’attesa siamo andati a piedi a visitare un villaggio vicino dove insieme ad altre 3 o 4 persone sono entrata in una capanna. Una persona anziana ci ha offerto da bere del tè. Ritorniamo al villaggio precedente per assistere alla danza tipica è carina ma niente di spettacolare però la visita merita.
Gli Hammer usano scarnificarsi e mettere della cenere nelle ferite per farle rigonfiare e poi si fanno delle tacche incise a secondo dei nemici uccisi. Torniamo al campo in tempo per la doccia ( un contenitore di plastica con tubicino e doccia appeso all’albero ), ceniamo e vuoi la stanchezza o la penombra alle 21.00 già ci viene sonno e andiamo in tenda. Tanto non si riesce a dormire perché fuori chiacchierano.
Durante la notte abbiamo la sorveglianza armata, tre persone con fucile.
26/02/2006 domenica - Finalmente questa notte ho dormito. Fa caldo umido ed anche stanotte è piovuto. La stagione delle piogge è iniziata in anticipo per cui è piovuto tutta la mattina. Una macchina si è infangata ed è stata trainata fuori da un’altra, se fosse stata sola sarebbe stato un problema. Lungo la strada alcuni ragazzi Hammer fermano una macchina per chiedere se fosse stato visto un loro amico disperso. In questo momento ci sono delle lotte con i Banna.
Arriviamo lungo la sponda dell’Omo. Per traghettare usiamo una barchetta di alluminio che imbarca acqua per cui si è costretti a tenere il piede sul foro. Per arrivare al villaggio traversiamo alcuni campi di miglio molto alto. Il villaggio sembra tranquillo questo perché è abbastanza vicino alla missione e di conseguenza cercano di fargli avere meno armi, mentre i villaggi interni ( dove non si va più ) sono molto più aggressivi in questo momento.
Le donne indossano pesanti collane, con un’infinità di fili. Le nubili hanno una gonnellina di perle mentre le sposate la gonna. Gli uomini sono coperti ( perlomeno in questo villaggio ) ma godono fama di aver un pene enorme e questo si nota nei bimbi.
Pranziamo in campo lungo la pista e poi ripartiamo per andare a visitare un villaggio Galeb. Nel frattempo è uscito il sole. Il villaggio è meno visitato dei precedenti perché inizialmente non ci chiedono soldi per le foto e alcuni bimbi piangono quando ci avviciniamo perché hanno paura. Gli uomini hanno delle acconciature splendide. Lavorano i capelli con l’argilla e quando si secca la decorano con disegni geometrici. Per questo tutti girano con lo sgabellino che di giorno usano per sedersi e di notte per poggiare la testa in modo da non disfare i capelli. Anche qui la gente è molto bella soprattutto i giovanissimi. Sono slanciati, agili, hanno portamento e possano davanti all’obiettivo come dei veri professionisti. Le donne fanno figli uno dietro l’altro da quando sono feconde per cui allattano senza sosta.
Arriviamo al campo. Il posto è molto brutto ma finalmente possiamo fare una doccia seria e lavarci i capelli.
A cena insieme a nostri compagni di viaggio Mario e Denise decidiamo di andare in paese a mangiare l’”injerà”. Con 2 Euro a persona mangiamo e beviamo. Ieri il tè ( shy ) l’abbiamo pagato 1 birr, mentre la coca-cola che è più cara ne costa 5 birr (Euro 0,50 ). Comincio a non essere più stanca e riesco a trattenermi un po’ a chiacchierare.
27/02/2006 lunedì - Anche stanotte abbiamo dormito discretamente. All’inizio faceva caldo. Qui è umido per cui il caldo si sente di più, all’alba abbiamo dovuto coprirci con il sacco a pelo pesante. Al mattino andiamo a vedere un villaggio, la strada a piedi non tantissima ( ½ ora ) le genti sono sempre Hammer, c’è comunque sempre qualcosa da fotografare. Il ritorno è faticoso, sono solo le 11.00 ma fa un caldo pazzesco. Dopo aver pranzato al campo ci facciamo accompagnare al mercato di Turni che si svolge tutti i lunedì è richiamo soprattutto gli Hammer. Il caldo è insopportabile solo sui Monti Alantica ho sentito caldo così. E’ una moltitudine di gente, ormai fotografiamo poco. Sono tutti affascinanti ma è la stessa etnia a cui abbiamo fatto una ventina di foto. Acquistiamo alcuni anelli 2 bracciali di metallo a spirale, 2 cinte di spina di porcospino, 1 seggiolino in legno e una campanella di corno.
Alle 15.00 sono esausta mi siedo all’ombra insieme alle venditrici ( ci sarà pure un motivo per cui pur essendo abituate stanno all’ombra ) e decidiamo di venir via. Lungo la strada incontriamo la macchina che porta al campo, approfittiamo per salire. Mi faccio una doccia e poi a scrivere il diario.
28/02/2006 martedì - Come sempre siamo tutti a colazione mezz’ora prima dell’orario previsto, partenza puntuali alle 8.00 e ci cominciamo ad addentrare nel Mago Park. Capisco perché la guida fosse così preoccupata che piovesse. La strada è terrificante, per percorrere 70 km impieghiamo 7 ore. E’ caldo infernale, se fosse piovuto ci saremmo impantanati. Dopo un paio d’ore si rompe un pezzo di una macchina. All’inizio pensavamo fosse una foratura ed era anche una sosta piacevole perché come sempre i locali ( questa volta sono i Karo ) spuntano fuori dopo pochi secondi. Ci sono bimbi e le donne ma ci sono anche gli uomini armati. C’è un ragazzo con Kalascinicof e ascia in mano che per la prima foto si fa pagare poi visto che la situazione si prolungava Giovanni ha tirato fuori la polaroid e dopo averlo fotografato io ho scattato una foto a loro 2 insieme e non ha voluto i soldi perché mi ha detto che lui ( Giovanni ) era suo amico. Altre ragazze ci hanno regalato 2 bracciali portati da loro che si sono tolte. Abbiamo preparato per il pranzo. Il caldo era infernale. Siamo a quasi 39 gradi con un tasso di umidità altissimo e senza ombra. Siamo rimasti così circa 2 ore. Dopo un po’ si è sparsa la voce che eravamo fermi per cui alcune persone si sono dipinte di bianco e sono arrivati per farsi fotografare. La situazione era particolare perché non si sono attivati a chiedere la foto come fanno abitualmente ma si sono fermati immobili a distanza. Finalmente siamo ripartiti ma il caldo era soffocante 41 gradi più l’umidità, solo che non era possibile fermarsi perché non c’era un punto d’ombra. Finalmente alle 16.00 circa siamo arrivati al campo.
Sulle rive del fiume Neri alcuni fanno il bagno. A me non attira perché è fangoso e scomodo per cui mi lavo alla vecchia maniera con la bacinella. Si seguita a sudare anche se è ombreggiato ( anche troppi alberi che tolgono l’aria ), metto i pantaloni lunghi per paura delle zanzare ma sono costretta a toglierli per il caldo. Dopo i corti decido per il pareo lungo cosi mi sento più protetta. Alle 21.00 siamo in tenda ma qui lo spazio tra le tende è ancora più ristretto e di conseguenza anche il tavolo dove si cena e poi ci si ferma a chiacchierare è proprio davanti alla nostra tenda. Inoltre ci sono delle rane, hanno deciso di riunirsi tutte qui e se questo concerto durerà tutta la notte la vedo dura a dormire.
1 marzo 2006 mercoledì - Come sempre ci si sveglia tutti prima del previsto. In questo campo c’è una moltitudine di bambini. Ci addentriamo ancora più verso il Mago Park e percorrendo dopo due ore arriviamo al campo dei Mursi. E’ un vero e proprio assalto. La guida prima di entrare si è raccomandato di non provare a fare foto senza pagare perché sono veramente aggressivi. Vogliono essere fotografati per 2 birr. Le donne dopo la foto tirano fuori il bimbo da dietro le spalle e pretendono un birr anche per il bimbo. Se non glielo dai strillano e lo pretendono. Con i gruppi sono sempre 2 birr a componente. Quando si contratta a 1 birr ciascuno prima dicono di si e una volta fatta la foto pretendono 2 birr. Riesco a fare amicizia con un ragazzo armato, gli sorrido gli do la mano e poi la spallata ( destra contro destra ) è uno di quelli che aveva voluto 2 birr al posto di uno. Gli chiedo se vuole fotografarsi con me. Mi dice di si, do la macchina fotografica a Giovanni e dopo la foto chiede a Giovanni 2 birr. Quando gli faccio vedere che la macchina è la mia non vuole nulla. E’ il solito problema, non abbiamo il tempo materiale per fare amicizia. Queste popolazioni sono molto serie, ridono raramente, Per loro le foto sono un commercio. La nostra guida del villaggio Hammer ci ha detto che con i birr guadagnati con le foto si è potuto pagare gli studi. Acquistiamo 2 piattelli labiali per 5 birr ciascuno. Abbiamo la guardia del parco che ci accompagna durante tutto il trasferimento. E’ armato ma non so che cosa potrebbe fare se questa gente ci si rivoltasse contro. Non credo lo farebbero mai perché per loro i turisti sono fonte di guadagno. L’unico rischio è quello di trovarsi in mezzo a scontri tribali e questo non deve essere simpatico per niente perché ci scappano sempre i morti.
Al momento si salire sulla Jeep iniziano a svendere le foto. Se le farebbero fare anche per un birr ma noi siamo ormai stanchi del loro essere aggressivi. Giovanni comunque tira fuori la polaroid e come sempre riscuote un grosso successo ( ma questo non ci esime dal pagare eventuali foto ). Ci fermiamo a pranzo. Mario uno dei nostri compagni di viaggio ha una congiuntivite che non gli fa aprire un occhio. Io per fortuna ho il collirio gli do l’amuchina per disinfettarsi le mani e le garze e nel pomeriggio va già meglio.
Ci avviamo verso Jinka lasciando il Mago Park e la nostra guida locale. La strada è bruttissima una vera e propria pista con salite e altrettanto discese ripide per cui continui sobbalzi. Sarebbe impraticabile con la pioggia. Il paesaggio è splendido. Pieno di verde con le montagne a distanza. Sembra veramente una cartolina. Dopo 2 ore arriviamo a Jimka. Scarichiamo i bagagli e decidiamo di fare una passeggiata. Nonostante ci accompagni una ragazza dell’albergo siamo assaliti dai ragazzi che ci vogliono fare da guida. E’ veramente un paese solo per i locali solo che la sosta serve da transito. Il mercato non è assolutamente turistico e tutto è molto sporco. Non vedo l’ora di rientrare. Nonostante lo shampoo e la doccia quando mi asciugo l’asciugamano diventa nero.
2 marzo giovedì - Lasciamo Jimka senza rimpianto, dopo un’ora siamo al mercato di Key Afer, ( terra rossa ). Siamo in territorio Banna e tutto è perfettamente coltivato. Il mercato è locale ma da queste parti i mercati iniziano tardi perché le genti arrivano a piedi da lontano. Giovanni trova ancora da acquistare 2 lame.
Dopo un paio d’ore ci fermiamo a mangiare a Konso dove avevamo dormito prima dei campi. Una delle due macchine ha qualcosa che non funziona per cui siamo costretti a fermarci più del previsto. Il problema sono le mosche che non ci danno tregua. La strada per arrivare a Konso è piacevolissima piena di verde, la gente che ara i campi, le donne con la tipica gonna a 2 balse e le capanne con il tetto doppio fanno di questo territorio uno spettacolo veramente di gran piacere. Prima di arrivare troviamo un altro mercato. Questa volta finalmente è tardi ed il mercato è in piena attività. Vendono e scambiano di tutto. Oggi siamo riusciti a fotografare ad entrambi i mercati senza birr. Qui rifanno il giochetto dello studente ( lo hanno fatto al nord e ci sono cascati in tre, a me ieri ma già sapevo di che cosa si trattava ). Praticamente si avvicina un ragazzo che si offre di aiutarti a girare e anche se tu rifiuti ti si accoda, con tanto garbo e ti fa vedere le case intorno a te. Ti dice che va a scuola ma sono tanti, non riesce a studiare non hanno i libri per tutti ma lui vuole studiare perché vuole diventare medico. Poi ti chiede se saresti disposta a regalargli un libro. Chi non lo sa ci casca. Il ragazzo lo porta in libreria gli fa comprare il libro, poi d’accordo con il proprietario, rientra e si fa ridare i soldi lasciando chiaramente qualcosa al negoziante.
Anche qui appena esci dalla macchina ci iniziano a dire “ I’m student “ neanche a Oxford ci sono tanti studenti.
Durante il trasferimento ad Arbaminch la macchina che aveva problemi non cammina più per cui le persone e i bagagli di una macchina vengono fatti passare sull’altra.
Arriviamo all’albergo alle 18,30 è lo stesso dove avevamo pranzato uno dei primi giorni. E’ sul lago ed è di proprietà Greenland. Le stanze sono finalmente decenti una bella vista sul lago, due letti a una piazza e mezza e il bagno che un bagno. Alle 20.00 ceniamo. Qui il pesce di lago e buonissimo, sembrano filetti di sogliola fritti: Come sempre alle ore 21.00 siamo a letto.
3 marzo venerdì - La colazione è alle 8.00 / 8.30 prendiamo la macchina per andare verso il villaggio Deencla a pochi Km di distanza. Il paesaggio è completamente diverso da quello visto finora, è tutto molto verde, ci sono intere foreste di eucalipto (non è però profumato come quello Australiano ) e piantagioni di insett una pianta simile al banano da cui si estrae il “coccio“, una sostanza molto calorica, è nutriente che lavorato diventa simile all’”injera” ma con un profumo tipo pecorino.
Andiamo a visitare una capanna tipo. All’interno è molto più spaziosa di quanto sembri e nonostante ci vivano insieme alle mucche e alle pecore non c’è assolutamente alcun odore. Acquistiamo 2 pezze di tessuto da 20 m ciascuna per 100 birr, perché penso a mia figlia Giada potrebbe piacere come sottotenda. Pranziamo in albergo e dopo un’ora circa passimo prima per una scuola che ospita anche ragazzi orfani per lasciare una beneficenza raccolta, e poi andiamo al lago Chamo per vedere i coccodrilli e gli ippopotami. Prendiamo una barchetta dopo essere passati su un ponticello di legno dove fortunatamente non sono la sola ad avere bisogno si aiuto. Ci avviciniamo alle sponde dove davvero le dimensioni dei coccodrilli sono notevoli, cosi tanti e così grossi e così da vicino non li avevo mai visti. Mi viene da pensare che dovesse succedere qualcosa alla barchetta non farebbero in tempo neanche a ritirare i pezzi. C’è una moltitudine di uccelli e un discreto numero di ippopotami.
Rientriamo in albergo e con 2 ore di pausa per preparare i bagagli, sistemare tutto. Dopo cena ci tratteniamo un po’ ma domani la sveglia è alle 5.00 perché alle 6.00 si parte.
4 marzo sabato - Iniziamo il viaggio di ritorno. Tutti puntuali come sempre ci si ferma per il pranzo in un ristorantino all’aperto dove all’andata avevamo preso un caffè e alle 16.00 siamo ad Addis Abeba. Abbiamo percorso 420 Km. Il caos e lo smog della periferia di Addis Abeba è pazzesco. Mi sento soffocare dai tubi di scappamento delle auto. Lasciamo il gruppo dentro un negozio di souvenir e insieme a Mario e Luciana ci facciamo accompagnare allo Sheraton. E’ un’oasi, considerato il più bel albergo dell’Africa e non so come conciati come eravamo ci abbiano fatto entrare. Acquisto 2 collane a 40 Euro l’una ma nonostante mi abbiano detto che è argento dubito che lo sia realmente.
Fortunatamente abbiamo una stanza ciascuno. La cena la facciamo in un locale tipico che è decisamente gradevole sia come cibo ( Uot ) che per lo spettacolo.
Siamo in aeroporto alle 7.30 e dopo innumerevoli controlli e a mezzogiorno siamo sull’aereo.
Per quel che riguarda l’itinerario siamo soddisfatti. Abbiamo visto popolazioni che sono allo stato primitivo nonostante i contatti non frequentissimi, ma comunque presenti con i turisti. Chi c’è stato 10 anni fa ( la nostra guida ad esempio ) ci ha detto che a parte la richiesta di birr ( e le armi aggiungo io ) niente è cambiato. Le macchine ( 4 Toyota ) sono state piuttosto comode. Un paio di sistemazioni sono state veramente molto spartane ( 100 volte meglio le tende ) ma non credo ce ne fossero di migliori. Per quel che riguarda la sicurezza tutto è stato molto tranquillo. Certo può capitare che ci si trovi in mezzo a lotte tribali ( girano armati per paura di essere derubati delle mandrie o di sconfinamenti di territorio ). Ma anche se alcune popolazioni sono particolarmente aggressive tutto sommato per loro il turista è fonte di guadagno per cui non ci sarebbe motivo di aggredirlo. Per quel che riguarda il gruppo non è stato davvero uno de migliori. Intanto eravamo in 15 e chiaramente è un problema entrare con 15 macchine fotografiche dentro un villaggio ed essere accolti con dei sorrisi. Con poco tempo a disposizione si diventa frettolosi ed invadenti. Noi non vogliamo perdere uno scatto, senza neanche preoccuparci di cosa ne pensano del fatto che entriamo nella loro vita quasi sempre senza far precedere alla foto un gesto gentile. A volte siamo seccati della richiesta insistente dei soldi per ogni scatto, non ci piace la loro mancanza di spontaneità. Sono sempre in posa ma in fondo è anche giusto che sia così. Dare qualcosa e avere qualche altra cosa in cambio.
A volte pensiamo di renderli felici regalando loro le tshirt o i reggiseno ( le donne impazziscono per averne uno e toccano le bretelle dicendo “ soheda - soheda “ che significa “reggiseno” , soprattutto quando vedono donne con seni non troppo grandi ) perché loro portano la misura circa la seconda. Questo quando hanno 16 anni perché poi iniziano a fare figli e ad allattare ininterrottamente per cui già a 30 sono sfatte e con i seni rovinati dalle gravidanze, dagli allattamenti, dal sole e dal lavoro faticoso. Qui come quasi tutto il terzo mondo, i lavori più faticosi spettano alle donne e questo certo non le fa essere più belle. Per il resto è una popolazione veramente molto bella. Hanno una bellissima carnagione non sempre nerissima. Tanti capelli, grandi occhi a mandorla e lineamenti delicati. Anche il fisico non rispecchia le caratteristiche dei neri. Hanno sempre il posteriore pronunciato ma meno evidente delle altre popolazioni Africane.
Torniamo al gruppo. Il problema non era solo quello degli spostamenti in 15. Siamo stati tutti sempre molto puntuali sia quando si doveva uscire che quando si doveva rientrare. Non c’è stato omogeneità. E’ stato un gruppo molto frazionato e questo è stato un vero peccato perché la vacanza piacevole per meta è fatta della gente che vi partecipa.
Il viaggio è un confronto. E’ un momento in cui se lo fai nel giusto modo ti guardi intorno, cerchi di comprendere, di imparare, di portare a casa qualcosa che vada oltre il souvenir. Qualche volta ci siamo riusciti, altre volte no. Scopro ogni volta di essere sempre più turista. Forse perché abbiamo poco tempo, forse abbiamo poca voglia di farci carico dei problemi dell’Africa, ma mi rendo conto che veniamo qui per il nostro piacere e non tanto per aiutarli. Questo mi dispiace. Mi sento estremamente egoista, ma sono in vacanza non mi va di angosciarmi. Viaggiando in questi paesi portiamo ricchezza, è vero, ma abbiamo il nostro tornaconto.
Chissà, può darsi che con il tempo cambieremo, chissà se non siamo già cambiati da quando abbiamo iniziato a viaggiare.
Lo spero però di tutto cuore, perché non si può capire se stessi se non si prova a capire e aiutare un po’ gli altri.
Leda